Il mondo della Guerra fredda

Era un mondo che i giovani e trentenni di oggi forse possono solo immaginare. Il Muro fisico ed i reticolati della cortina di ferro, divideva l’Europa in due. Ricordo quando un anno e mezzo dopo, viaggiai venti giorni in giro per l”Europa, in Ungheria, Cecoslovacchia (sic), Polonia ed ex Germania est. Berlino era ancora veramente diversissima ad est ed ovest. In Polonia non trovavi quasi nessuno che parlasse una lingua occidentale (anche perchè sino a2 anni prima era vietatissimo tranne qualche bambino giovanissimo che cominciava a studiare francese o inglese), la cucina era povera (cetrioli, carne tritata cavoli e barbiabietole a volontà). Solo il Pivo (birra) ed i wafer (venduti al taglio come la pizza) erano ottimi. Ma sopratutto a Varsavia eri visto come un marziano, mentre a noi sembrava di essere caduti sulla scenografia di un film degli anni ’50. Ricordo quella vecchietta che in una chiesa di Varsavia, venne a stringerci la mano. Era la prima volta che conosceva un occidentale, che non fosse un odiato tedescho della sua gioventù devastata dalla Guerra. Nella foto il ponte delle Catene a Budapest (la città più occidentale, con molti che parlavano tedesco e sopratutto alcuni che avevano studiato italiano a scuola, residuo forse dell’impero Asburgico, visto che Fiume e la Dalmazia erano state Ungheresi)

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Altro che gli urlatori di oggi .

Altro che gli urlatori di oggi .. (grazie a Francesco Ferrandino )
“A Firenze il cielo è striato d’azzurro come da contratto, l’autunno è un’ipotesi, e quasi nessuno parla del matrimonio di Pippo Baudo. Il terreno è perfettamente agibile, la ventilazione è inapprezzabile, gli spalti gremiti al limite della capienza”
“A Napoli la giornata è splendida, manca solo Caruso che canti O’ sole mio”
“Il Torino, la cui parabola ha ospitato ferite crudeli e successi epici e che il destino ha accarezzato come un fiore e trafitto come una lama saracena…”
“Milano si è organizzata per ricordarci che dopotutto l’inverno esiste; e infatti il cielo è coperto quasi quanto il Napoli, che attacca senza mai sguarnire la difesa, e cade quel tipo di pioggia leggera e gelida il cui romanticismo francamente ci è sempre sfuggito”
(Sandro Ciotti)
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Brexit: anche nel calcio era comiciata male…

Da oggi la Brexit è definitiva. Ma per capire come in fondo era iniziata molto presto, occorre andare nei meandri della storia del calcio.

C’è un match, ingiustamente dimenticato, che forse simbolicamente dimostra che la Brexit era cominciata molto presto, sin dal Gennaio 1973, il mese stesso quando la Gran Bretagna entrò nella Comunità Economica Europea (come si chiamava all’epoca l’Unione Europea) o nel “Mercato Comune” come si diceva comunemente
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Pertini il primo populista …

Oggi si polemizzerebbe sull’uso di un volo di stato per andare a vedere una partita. Gli stessi che contestano per questo Salvini.o Renzi o La russa, ancora oggi incoerentemente postano le foto del padre del populismo italiano. Sandro Pertini, che mai prima di allora, si era interessato di calcio ma che doveva saltare sui carri dei vincitori come tre quarti della stampa e il 90% dei politici.

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Telefonami tra vent’anni

Questa canzone, non sapevo perchè ma già 37 anni fa mi piaceva molto… Adesso ad oltre 50 anni, forse l’ho capita …  forse la chiave sta in quell’idea, di non fermarsi mai, di muoversi, serenamente, senza frenesie, ma sempre vispi, sempre in giro, sempre allo stesso tempo coerenti ed un po innovativi…. ecco perché inconsciamente mi rimbombava durante il mio viaggi in Patagonia, straniero ed al tempo stesso di casa in un gruppo di 40 latinoamericani….
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Ritorno a Barcellona (con photo album)

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Marzo 1986: primo viaggio a Barcellona, con un gruppo ed una organizzazione con cui poi vivrò 14 anni piu’ o meno intensi di vita , di illusioni e successive disillusioni .
2001: da quella organizzazione cattolica me ne stacco di fatto in modo definitivo. E nel tempo la stessa fede diventa sempre più blanda, azzerandosi soprattutto nella pratica .
Marzo 2016: ritorno a Barcellona.

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Quando c’era la Lira: non sembrava ma era una schifezza di mondo…

Quando c’era la lira negli anni ’80-90 , per recarti in Francia dovevi fare la carta di identità, dovevi procurarti la valuta, i “franchi”, prenotandoli in banca in quantità limitata all’equivalente di poche centinaia di euro, salvo motivare il motivo del viaggio e sempre pagando una pesante commissione alla banca.
Le lire all’estero non valevano nulla, altro che pagare con l’euro in un negozio in una zona tropicale al confine tra Argentina e Brasile, o in un bar dal tetto di frasche come successo a me sulla strada che dall’Argentina passi in Cile.
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Notte prima degli esami

Trent’anni fa in questi giorni, preparavo gli esami di maturità.

Era una calda estate e per questo motivo, ma anche pr favorire la concentrazione, studiavo di notte.

Non c’era internet, le TV non trasmettevano quasi mai di notte.

Con in sottofondo qualche stazione radio mi barcamenavo tra Manzoni e il circuito a transistor a collettore comune, tra una poesia del Carducci e un amplificatore operazionale.
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