Brexit: anche nel calcio era comiciata male…

Da oggi la Brexit è definitiva. Ma per capire come in fondo era iniziata molto presto, occorre andare nei meandri della storia del calcio.

C’è un match, ingiustamente dimenticato, che forse simbolicamente dimostra che la Brexit era cominciata molto presto, sin dal Gennaio 1973, il mese stesso quando la Gran Bretagna entrò nella Comunità Economica Europea (come si chiamava all’epoca l’Unione Europea) o nel “Mercato Comune” come si diceva comunemente

Quel giorno, tre stati (e sei nazioni), Gran Bretagna (con le 4 nazioni anche calcistiche: Inghilterra, Scozia, Galles ed Irlanda del Nord) , Repubblica di Irlanda e Danimarca entrarono a far parte della CEE, sino al giorno prima formata dai soli 6 paesi fondatori (Italia, Germania Ovest, Francia ed i tre paesi del BENELUX, primo embrione della comunità, ossia Olanda, Belgio e Lussemburgo) .

wembley 73Per celebrare l’evento a Wembley venne anche organizzato un incontro di calcio, con la crema dei migliori giocatori dei nove stati. SI schierarono da un lato la squadra “The Three” formata da giocatori Britannici, Irlandesi e Danesi, e dall’altro “The Six” formati dai giocatori delle altre sei nazioni.

La sera di Mercoledì 3 gennaio, si organizzò anche un match calcistico celebrativo. L’evento si svolgeva nel quadro di una serie di festeggiamenti denominati “Fanfare for the Europe”, che durò quindici giorni.

A dirigere le due squadre furono chiamati i due allenatori delle due nazionali più titolati dei due Blocchi. Da una parte “Sir” Alf Ramsey, allenatore dell’Inghilterra e dall’altra Helmut Schon, allenatore della Germania Ovest campione d’Europa 1972 (all’epoca ancora c’erano , anche nel calcio , due Germanie) . I due erano ormai storici avversari, sin dalla finale mondiale del 1966 (quella del goal fantasma di Hurst), passando per i quarti di finale dell’Europeo 1972 dove i tedeschi si vendicarono espugnando Wembley.

Charlton e NetzerAvranno diverso destino , perché Ramsey a fine dell’anno verrà esonerato dopo la doppia onta dell’eliminazione dalle qualificazione mondiali ad opera della Polonia di Lato, Deyna e Tomasevski e della doppia sconfitta con l’Italia a Torino e Londra. Schon invece dopo l’Europa conquisterà il mondo vincendo i mondiali del 1974 nella storica finale di Monaco.

Ma al di là della cronaca sportiva quel match fu un evento dentro il quale già si possono vedere oggi i prodromi dell’oggi. Intanto lo stadio era mezzo vuoto, malgrado le stelle presenti e i giocatori britannici si dimostrarono poco interessati all’argomento “Europa” nelle interviste. Alan Ball disse che sperava che l’ingresso nel mercato comune riducesse i costi per le le vacanze della propria famiglia e Alf Ramsey disse che “c’è sempre da festeggiare quando si gioca a Wembley”.
Mentre nello stadio nel suo discorso introduttivo il premier laburista Heath, affermava “La partita di questa sera è il simbolo dell’abbracciare questa larga comunità, e siamo grati che i nostri amici europei possano farne parte. Sono sicuro che, insieme guarderemo a questa sera come una pietra miliare della storia del calcio europeo”, fuori dallo stadio centinaia di persone dell’ala più radicale del partito Conservatore britannico, quella guidata dal futuro primo ministro Margaret Thatcher, contestava l’adesione dell’Europa. (due anni dopo i conservatori porteranno il paese ad un referendum che confermerà a larga maggioranza l’adesione all’Europa).
Insomma un evento calcistico dimenticato, dentro il quale si vedevano già i segni dell’oggi….

Per gli amanti del calcio ecco  le formazioni (forse mai si vedranno più squadre simili)
The Three
Pat Jennings (Tottenham, Irlanda del Nord); Peter Storey (Arsenal, Inghilterra), Allan Hunter (Ipswich, Irlanda del Nord), Bobby Moore (West Ham, Inghilterra), Emlyn Hughes (Liverpool, Inghilterra); Peter Lorimer (Leeds, Inghilterra), Johnny Giles (Leeds, Eire), Colin Bell (Manchester City, Inghilterra), Colin Stein (Coventry, Scozia), Bobby Charlton (Manchester United, Inghilterra), Henning Jensen (Borussia M’bach, Danimarca)
The Six
Christian Piot (Standard Liege, Belgio); Marius Tresor (Marseille, Fwembley 73arancia), Bertie Vogts (Borussia M’bach, Germania), Franz Beckenbauer (Bayern M., Germania), Horst Blankenburg (Ajax, Germania); Jan Grabowski (Eintracht F.te, Germania), Johann Neeskens (Feyenoord, Olanda), Wim van Hanegem (Feyenoord, Olanda), Georges Bereta (St. Etienne, Francia); Gunter Netzer (Borussia M’bach, Germania), Gerd Muller (Bayern M., Germania)
Nel secondo tempo entreranno nel “Three” il danese John Olsen (Utrecht) per Bell; e l’inglese Alan Ball (Arsenal) per Jensen.
Nei “sei” entreranno Dino Zoff (Juventus) per Piot; Wim Suurbier (Ajax) per Tresor; Ruud Krol (Ajax) per Beckenbauer; Hans Wimmer (Borussia M’bach) per van Hanegem
Insomma, due squadre stellari. Come vedete un solo giocatore italiano e solo nel secondo tempo, mentre l’altro italiano, niente meno che Gigi Riva rimase in panchina, insieme all’unico lussemburghese Louis Pilot (unico di quel piccolo paese di livello europeo) e niente meno che a Johan Cruyff e Johan Neeskens. Cosiderando il basso livello del calcio francese e di Charles Bereta è come se oggi si lasciassero in panchina Ronaldo, Messi e Modric per far giocare Andrea Favilli, con tutto il rispetto per Andrea Favilli)

Ma si sa… erano squadre messe in campo più per scelte politiche e geografiche che di valore. (nei “Three” peraltro non scese n campo nessun Gallese….)
I britannici-irlandesi-danesi in maglia bianca dominarono l’incontro, ma l’imprecisione di Lorimer e Bell permise ai “sei” (in maglia rossa, perché all’epoca la bandiera europea non c’era ancora) di reistere per tutto il primo tempo.
Poi nel secondo tempo il povero Zoff dovette capitolare ai più motiovati attaccanti “bianchi” con due gol di Henning Jensen (49) e Colin Stein (70).

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