ridateci la “250”

Nieto
Oggi vincere la GP2 è solo il gradino per passare alla GP1, l’unica classe che interessa ed ha peso ed interesse anche nei non patiti assoluti di motociclismo, cioè in quelli che non vivono masticando motociclismo dalla mattina alla Sera

Negli anni 70, 80, 90 molti piloti di motociclismo sono entrati nella storia e nel mito senza magari avere mai corso nella classe “maggiore” che allora si chiamava “500”. Penso a Angel Nieto (13 titoli mondiali tra 50 e 125), Valter Villa, Carlo Ubbiali, Ricardo Tormo, Carlos Lavado, Fausto Gresini, Jarno Saarinen e tanti altri.

 

I nomi che ho citato prima, erano celebrità anche per chi guardava il mondiale moto ogni tanto, quando non usciva con la fidanzata o andava a sciare la domenica.

Nel 90% degli appassionati di sport, il nome del vincitore della GP2 è assolutamente sconosciuto.

Non così una volta, anzi , consci  che era meglio essere un piccolo re della 125 o della 250 che un grande suddito della 500, molti piloti non passavano di categoria, o dopo aver provato la 500, tornavano presto alla loro dimensione naturale.

Pochi ricordano che la rivalità tra Rossi e Biaggi non nacque in motoGp, ma in 250.

Certo, all’epoca vi erano case come Garelli, Derbi, Gilera, che delle piccole cilindrate erano regine, per ovvi interessi commerciali. Non c’era la Superbike (peraltro sempre più in declino).

Tante volte si guardava con più interesse (e anche più share in TV) la gara della 250 che della 500.

Poi qualche genio ebbe l’idea di introdurre regole idiote, come il limite di età per le categorie inferiore, il monomarca e il monomotore. Idiote, ma imposte dai giganti economici del mercato moto (le case giapponesi).

Ripeto, oggi il motomondiale è solo più la gara delle MotoGP, con 2 garette di contorno. Lontani i tempi delle 7 categorie tutte battagliate e tutte con il seguito di appassionati (50, 125, 250,350,500,750, Sidecar)… un motociclismo più povero….

In compenso pieno di noiose conferenze stampa, pre-gara, post gara pieni di pallosi pipponi di commento. Tanto che non lo seguo più…

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