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Può un romanzo di fantascienza essere un romanzo “on the road” ?
La risposta è affermativa dopo aver letto questo stupendo romanzo Robert Silverberg. (d’altronde e lo insgenano i grandi da Asimov a Dick, la fanatscienza è prima di tutto l’ambientazione delle grandi storie che si ripetono nell’umanità da un milione di anni)
Silverberg è uno degli scrittori di Fantascienza piu longevi. Classe 1935, appartiene alla seconda generazione degli scrittori di fantascienza.
Non è certamente uno dei grandissimi (Asimov, Clarcke, Heinlenen), ma è sicuramente è un grande. Considerato a torto un “onesto lavoratore” della macchina da scrivere, Silverberg non ha mai scritto capolavori assoluti, ma sicuramente dei grandi romanzi. “Le due facce del tempo” è uno di questi, ad esempio. Questo del 2002 è un altro.
Su un pianeta colonizzato dagli uomini, divise in due caste (I “padroni” ed il “popolo”) un ragazzo “padrone” di quindici anni si trova a fuggire nel mezzo di una rivolta del “popolo” si trova nell’emisfero nord di quel pianeta e deve tornare avventurosamente a casa nell’emisfero sud. Un pianete in buon parte selvaggio ed abitato da esseri autoctoni di diverso livello di intelligenza.
Un romanzo in cui SIlverberg indirettamente, e senza pomposità, affronta (come già altre volte) temi sociali e politici, descrivendo un mondo feudale in fase di violenta trasformazione, il razzismo, ma anche una visione della scala dei valori della vita e le sensazioni di un ragazzo che entra in modo drammatico nell’età adulta.
Ma non è affatto un romanzo pesante. Bensì un romanzo appassionante “on the road”, forse neanche di fantascienza, forse più di fantasy o di “storia alternativa”. E con il vantaggio di essere un romanzo “snello” : bastano poco più di 200 pagine per raccontare in modo esaustivo e dettagliato una storia, senza le inutili e noiose divagazioni fatte solo per portare romanzi a 600 pagine senza un vero perché ….
Voto. 8+ (ottimo soggetto per un film)