Enrico Brizzi : VINCERE O MORIRE

Layout 1Il titolo completo è “ Vincere o Morire” – Gli assi del calcio in Camicia Nera 1926-1938

Se dovessi definire in tre parole questo libro direi “Una occasione sprecata”. Il libro di Enrico Brizzi (autore una ventina di anni fa del best seller cult degli anni 90 “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”) , continua la sua ricostruzione del calcio Italiano dopo il precedente “Il meraviglioso gioco – Gli Eroi ed i pionieri del Calcio Italiano 1887-1926”.

Un argomento interessante , perché un’opera completa in forma narrativa sul periodo del calcio italiano è cosa abbastanza inconsueta. Di solito l’argomento veniva trattato in modo asettico dai classici almanacchi (oggi sostituiti da Wikipedia) con cifre e classifiche.

Mancava un opera che narrasse le atmosfere, i motivi di uno sviluppo del calcio in quell’epoca, le sue connotazioni, il suo collegamento con la Storia (con la “S” maiuscola) del nostro paese.

Onore a Brizzi per averla realizzata.  Non troverete in questo libro classifiche, tabelle, liste di risultati. No per quelle meglio i classici almanacchi. Qui si narra la storia degli uomini che hanno fatto il calcio italiano, delle squadre, dei luoghi. Una bella idea.

Sono 370 pagine di narrazione, di racconto, senza indulgere mai nelle nude cifre. Eppure qualcosa manca, eppure il libro è NOIOSO.

Si noioso, piatto. Sembra una scarna narrazione ripresa e riscritta con linguaggio un po’ moderno e meno “enfatico” dei resoconti dei giornali dell’epoca. (Tra l’altro sembra tratto quasi tutto da giornali Bolognesi … azz ma un occhiata all’archivio on Line de “La Stampa” no ?) .

Dietro un grande lavoro di consultazione e trascrizione, ma non di vera ricerca, dove per “ricerca” intendo il cercare qualcosa di insolito di nuovo, qualche fatto che altri non conoscono.

Ad esempio non c’è alcuna descrizione vera dello spirito, dell’ambiente, della storia del grande avversario del calcio italiano di quell’epoca, ossia il cosiddetto calcio danubiano (Austria Ungheria, Cecoslovacchia). Lo si descrive freddamente con frasi piatte tipo “Avversario fu il First Vienna squadra dei banchieri Roetschild”.

Non c’è partecipazione, non c’è dietro la narrazione la passione verso i fatti che si narrano, una narrazione piatta per niente emozionale.

Non c’è neppure uno stile che avvinca, che crei pathos, che ti lasci “incollato” a leggere, che ti faccia desiderare di stare sveglio per finirlo.  Che ti incuriosisca.

Neppure c’è lo stile letterario di un Antonio Ghirelli (padre della prima grande “Storia del calcio Italiano”), non c’è la passione e l’ironia di un Mario Donnini,  siamo anni luce dalle capacità di Storyteller di un Federico Buffa.

Insomma ho faticato a finire questa opera omnia del calcio italiano del 1926-38. Un opera di grande quantità ma di poca qualità

Voto: 6 (per l’impegno)

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