“Donatori” furbetti e rischio di populismo dannoso

Grandi polemiche ha susictato in questi giorni la questione dei vigili romani risultati assenteisti il 31 dicembre . La maggior parte dei quali per “malattia”, ed alcuni (pochi) per “donazione di sangue”. Subito si sono levate le lezioni di morale pure di un illustre costituzionalista su questi ultimi.

Se da un lato sono deprecabili i comportamenti “furbetti”, si deve bene inquadrare l’argomento nella situazione italiana ed europea.

In Italia il sangue è un bene pubblico ossia solo lo stato può raccogliere e distribuire dal 1990 il sangue e gli emo-derivati ai centri ospedalieri e anche alle industrie farmaceutiche. Solo strutture statali possono “commerciare” sangue ed emo derivati. Tutto il sangue raccolto analizzato e distribuito è gestito dallo stato. Anche le associazioni come l’AVIS di cui sono dirigente volontario eseguono la raccolta consegnando tutto a centri statali e in convenzione con essi secondo un protocollo di accreditamento molto capillare e severo.

Questo non è usuale: quasi ovunque all’estero sono molto forti le società multinazionali che raccolgono e commerciano il sangue, pagando i “donatori”, cosa vietatissima in Italia. Alcune furono pure implicate a fine anni 80 nei vari scandali sul sangue infetto, uno dei quali in Italia.

In Italia è previsto anche alla donazione debba seguire un periodo di riposo di 24 ore per motivi di sicurezza, sopratutto, ma non solo, per lavori pesanti o che possano portare a situazioni di pericolo per terzi. Per tale motivo i donatori dipendenti hanno il rimborso della giornata lavorativa.

E’ sicuramente un costo per le casse pubbliche, ma c3he va a compensare altri costi: nei paesi dove non esiste si è finito o continuato a pagare il “donatore” per la prestazione. Cosa eticamente non accettata in Italia. Attività svolta da case farmaceutiche spesso senza scrupoli e che scaricano sullo stato dei costi notevoli che vanificherebbero il presunto risparmio.

Togliere il giorno di riposo, come all’estero, porterebbe grossi ostacoli alla donazione ed ad una CARENZA di sangue difficilmente recuperabile salvo acquistare sangue dall’estero con costi e rischi molto maggiori. Sarebbe un bel regalo alle multinazionali.

Anche far lavorare i centri trasfusionali pubblici il sabato e la domenica o in orario pre-serale o serale porterebbe a costi molto maggiori per il personale ed intaserebbe i centri stessi. E’ anche vero però che in questi anni ci siamo accorti come sempre più lavoratori abbiano problemi ad assentarsi dal lavoro per donare il sangue: vuoi perché lavoratori atipici , più sottoposti a discriminazioni o pressioni per non assentarsi. Dunque si dovrà certamente cominciare a fare maggiore raccolta in orari e giorni diversi (week.end e orario preserale) variando anche gli orari dei centri pubblici.

Occorre molta prudenza prima di prendere decisioni avventate sull’onda della protesta popolare. Tanto più che carenza di sangue potrebbe voler dire pericolo per la salute e la sopravvivenza dei cittadini.

FERRERO MAURIZIO

medaglia d’oro AVIS, segretario AVIS di Piscina e consigliere AVIS Provinciale di Torino

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